Il cardo alpino (nome scientifico: Carduus carlinifolius Lam., 1785) è una pianta perenne erbacea angiosperma dicotiledone, dai capolini solitari appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[1][2][3] Questa pianta in precedenza era descritta all'interno della specie Carduus defloratus come sottospecie carlinifolius (Lam.) Ces., 1844.[4]
Il nome del genere (Carduus) deriva dal latino (= “cardo” in italiano) che a sua volta potrebbe derivare da una parola greca il cui significato si avvicina al nostro vocabolo “rapare”; ma altre ricerche farebbero derivare da un'altra radice, sempre greca, “ardis” (= “punta dello strale”), alludendo ovviamente alla spinosità delle piante di questo genere. Mentre l'epiteto specifico (carlinifolius) fa riferimento alle foglie simili a quelle delle specie del genere Carlina.[5]
Il cardo alpino è una pianta perenne di tipo erbaceo che può raggiungere una altezza di 10 - 60 dm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap); sono piante perennanti per mezzo di gemme poste al suolo formate da un asse fiorale lungo e spesso privo di foglie.[6][7][8][9][10][2][11][3]
Il fusto è eretto e ascendente; è semplice (ma anche a volte ramoso in basso); i rami possono essere alati e fogliosi.
Le foglie sono picciolate (quelle basali) e sessili (quelle cauline). Il contorno è più o meno lanceolato con forme di tipo pennatosetto; per ogni lato sono presenti 5 - 8 profonde incisioni e relativi segmenti che terminano con spinule lunghe 3 – 5 mm. La consistenza è coriacea e la colorazione è verde. Dimensioni delle foglie: larghezza 3 – 4 cm; lunghezza 10 – 13 cm.
L'infiorescenza è formata da capolini solitari e nutanti di diametro 2 – 3,5 cm. I capolini, discoidi e omogami, sono formati da un involucro di tipo piriforme formato da diverse serie di squame (o brattee); quelle inferiori sono patenti per mezzo di una piegatura mediana, mentre quelle superiori sono ristrette all'apice con un mucrone (dimensione media delle squame: larghezza 1 – 1,5 mm, lunghezza 10 – 12 mm). Le squame sono progressivamente ristrette e terminano con una appendice spinosa apicale.
I fiori del capolino sono tutti tubulosi (il tipo ligulato, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono inoltre ermafroditi, tetraciclici (calice– corolla – androceo – gineceo) e pentameri.
Il frutto è un achenio chiaro di forma ovoide (3 – 4 mm) con una prominenza apicale globosa e un pappo (10 – 12 mm) composto da setole ispide (non piumose).
Dal punto di vista fitosociologico alpino la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[13]
Ma anche:
Per l'areale completo italiano la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[14]
Descrizione: l'alleanza Seslerion Apenninae è relativa alle praterie xerofitiche e basifile nell’Appennino calcareo, dalle Alpi Apuane al Pollino. In questa cenosi è presente un folto gruppo di specie endemiche dell'areale mediterraneo-montano sud europeo.[14]
Specie diagnostiche presenti nell'associazione: Sesleria apennina, Sesleria juncifolia, Androsace villosa, Helianthemum oelandicum, Pedicularis elegans, Helianthemum nummularium, Linum alpinum, Paronychia kapela, Carduus carlinifolius, Carduus affinis.
Altre alleanze per questa specie sono:[14]
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[15], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][9][18]
Cardueae è una delle 4 tribù della sottofamiglia. La tribù Cardueae a sua volta è suddivisa in 12 sottotribù (la sottotribù Carduinae è una di queste). Il genere Carduus elenca 92 specie distribuite in Eurasia e parte in Africa del nord, delle quali una ventina sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.[9][10][11][19][20]
Il genere di questa voce è inserito nel gruppo tassonomico della sottotribù Carduinae.[11] In precedenza provvisoriamente era inserito nel gruppo tassonomico informale "Carduus-Cirsium Group".[9] La posizione filogenetica di questo gruppo nell'ambito della sottotribù è abbastanza vicina al "core" della sottotribù (con il genere Cirsium forma un "gruppo fratello") e dalle analisi molecolari è stato calcolato in 7,2 milioni di anni fa la separazione di questo genere dal resto del gruppo.[19][20]
Il genere Carduus spesso viene botanicamente “confuso” con altri generi come quello del Cirsium o Cnicus (in effetti un tempo diverse specie di quest'ultimo genere appartenevano al genere Carduus). Un modo per distinguere il genere Carduus dagli altri è esaminare le setole del pappo: in questo le setole sono delle pagliette denticolate e ispide e non piumose come ad esempio nel genere Cirsium.
La specie di questa voce è inserita nel "Complesso di C. defloratus".[2] I caratteri distintivi di questo gruppo sono:
C. defloratus individua un gruppo di difficile trattazione con caratteri debolmente differenziati tra sottospecie e sottospecie e diversi individui intermedi a causa dell'alta ibridabilità sia all'interno della specie stessa (tra le varie sottospecie) ma anche (ovviamente) tra specie diverse (vedi paragrafo sugli “Ibridi”). Per alcuni studiosi ad esempio la specie di questa voce (C. carlinifolius) è un sinonimo non meglio definito.[21] L'instabilità del gruppo è dovuta anche a una certa disploidia con numeri varianti tra 2n = 18 e 24.
Nella "Flora d'Italia" sono individuate 5 stirpi principali (le prime tre descritte all'interno della voce Carduus defloratus, le altre due sono relative a questa voce):
I caratteri dall'entità (1) alla (5) variano dalle foglie intere (o appena dentellate) a foglie completamente pennato-divise. Secondo Pignatti la sottospecie summanus potrebbe essere considerata la “stirpe base” (la diploidia per questa pianta e 2n=18, mentre tutte le altre sono diploidi con 2n = 22). In effetti questa pianta si trova in prevalenza nelle zone “rifugio” ai margini delle Alpi (potrebbe essere quindi di origine preglaciale), mentre le altre sottospecie frequentano stazioni più generiche (meno esclusive) e quindi la loro diffusione è postglaciale (ossia più recente).
Il numero cromosomico di C. carlinifolius è: 2n = 18, 19, 21 e 22.[2]
In Italia sono presenti 2 sottospecie di Carduus carlinifolius; qui di seguito descritte (non sempre sono riconosciute da tutte le checklist):[2][3][13][22]
Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]
Il cardo alpino (nome scientifico: Carduus carlinifolius Lam., 1785) è una pianta perenne erbacea angiosperma dicotiledone, dai capolini solitari appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Questa pianta in precedenza era descritta all'interno della specie Carduus defloratus come sottospecie carlinifolius (Lam.) Ces., 1844.