Anthemis L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza simile alle “margherite”.
L'etimologia del nome generico (Anthemis) deriva dalla parola greca ”Anthemon” (= fiore, abbondante fioritura) poi trasformato in “anthemis” (= piccolo fiore) e fa riferimento all'infiorescenza di queste piante[1][2]. Questo nome era già usato dai greci antichi per indicare una delle tante specie di camomilla.
Il nome scientifico attualmente accettato (Anthemis) è stato assegnato a questo genere da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.[3] In realtà è stato il botanico toscano Pier Antonio Micheli (1679 – 1737) a proporre per primo il nome di questo genere nella sua opera Nova plantarum genera iuxta Tournefortii methodum disposita (1729).
I dati morfologici si riferiscono soprattutto alle specie europee e in particolare a quelle spontanee italiane.
Le piante di questo genere non sono molto alte (massimo 80 cm). La forma biologica prevalente (considerando soprattutto le specie spontanee italiane) è terofita scaposa (T scap); ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme; sono inoltre munite di asse fiorale eretto, spesso con poche foglie. Alcune sono considerate anche emcriptofita scaposa (H scap), in questo caso sono piante erbacee, bienni o perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Altre ancora sono camefite suffruticose (Ch suffr), queste sono piante perenni e sub-legnose alla base a portamento cespuglioso, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm.
Le radici sono sempre secondarie da fittone o rizoma; spesso sono fascicolate.
I fusti sono diffuso-ascendente (ramificati alla base), eretti o prostrati. Per ogni pianta si possono avere più gambi.
Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno. La lamina generalmente è finemente incisa: sono una o due volte pennatosette.
Le infiorescenze sono dei capolini terminali peduncolati, solitari o corimbosi (ma non molti). La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro composto da più squame (o brattee) da 21 a 35, oblanceolate e membranose (spesso sfrangiate all'apice e con margini scariosi[4]) a disposizione embricata su più serie (da 3 a 5) che fanno da protezione al ricettacolo a forma oblunga, conica o emisferica[2], provvisto di pagliette lineari o lanceolate, acute e carenate[5], sul quale s'inseriscono due tipi di fiori: quelli esterni ligulati (fino a 50) di colore bianco (possono anche essere assenti), disposti in un unico rango e quelli interni tubulosi (fino a 300) di colore giallo-arancio. Dimensione dell'involucro: 5 – 13 mm.
I fiori sono simpetali, zigomorfi (quelli ligulati) e attinomorfi (quelli tubulosi); sono inoltre tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calice – corolla – androceo – gineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili e normalmente sterili (ma non sempre) mentre quelli del disco centrale (quelli tubulosi) sono bisessuali.
I frutti sono degli acheni poco compressi più o meno cilindrici, striati e tubercolati; la sezione è rotondeggiante (o ellittica) con angoli appena evidenti; la superficie è liscia. I frutti contengono dei semi angolosi (uno per ogni frutto). Gli acheni sono senza pappo o sormontati da una corta membrana spugnosa allungata da un lato.
L'habitat abbastanza tipico per le specie di questo genere sono i luoghi incolti o campi coltivati (alcune specie sono infestanti). Il terreno può essere arenoso o anche sassoso, per alcune specie c'è una forte predilezione per le arene marine.
La distribuzione di questo genere è varia. Alcune specie sono endemiche del territorio italiano (specialmente quelle del sud), altre naturalizzate, e altre ancora cosmopolite (Europa, Asia occidentale, Africa del Nord e America settentrionale).
Delle 13 specie spontanee della flora italiana solo 3 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[8].
La famiglia di appartenenza del genere (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[9] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[10]). Il genere è composto da circa un centinaio di specie, delle quali due dozzine circa fanno parte della flora spontanea italiana.
La composizione del genere in questi ultimi anni ha subito più di qualche modifica. Diverse specie di Anthemis sono state spostate ad altri generi. Non per nulla Pignatti nella sua “Flora d'Italia” considera il genere Anthemis un “genere difficile”[7]; infatti nella chiave analitica del genere Anthemis ha inserito per una migliore comprensione sia il genere Achillea che il genere Anacyclus. Inoltre spiega dettagliatamente come fare per determinare le varie specie del genere: è necessario sezionare un capolino per visionare a fondo i vari organi interni (le squame dell'involucro, le pagliette del ricettacolo, i fiori del raggio, quelli del disco e gli acheni).
Relativamente alla flora spontanea italiana, facendo riferimento alla già citata ”Flora d'Italia”, le modifiche alla tassonomia del genere sono state le seguenti:[11]
Un recente studio filogenetico[13] basato sulle sequenze nucleotidiche di due regioni dei plastidi e integrato da ulteriori analisi sia morfologiche che anatomiche, conferma la monofilia del genere Anthemis insieme al genere Cota separando però da questi alcuni taxa (A. calcarea, A. fruticulosa, A. marschalliana e A. trotzkiana) che risulterebbero “sister group” dei due generi.
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l'elenco che segue utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra)[7].
A questo elenco si deve aggiungere inoltre Anthemis lopadusana Lojac., specie endemica della Sicilia.
Le specie di questo genere possono ibridarsi con specie di altri generi tra cui: Chrysanthemum e Matricaria
Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Anthemis § Alcuni ibridi intergenerici.Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
L'infiorescenza delle specie di questo genere è quella tipica delle “margherite”: dei fiori ligulati bianchi circondano dei fiori tubulosi centrali gialli: configurazione comune a molti generi della famiglia delle Asteraceae. Sono le foglie che almeno in parte distinguono le specie di questo genere da altri generi. Con il genere Matricaria L. la distinzione è più difficile: i capolini di quest'ultimo genere sono un po' più grandi e il ricettacolo ha una forma più compatta. Altri generi simili sono Anacyclus L. le cui specie hanno le pagliette del ricettacolo a forma rombico-acuminate e gli acheni compressi-bialati; Achillea L. con capolini molto più piccoli e generalmente in formazione corimbosa; Otanthus Hoffmgg. & Linkcon foglie intere.[14]. Naturalmente non vanno dimenticati i generi che in questi ultimi anni hanno “assorbito” più di una specie di Anthemis: Cota J. Gay ex Guss., Chamaemelum Mill., Cladanthus Cass. e il già citato Anacyclus.
Lo stesso argomento in dettaglio: Specie di Anthemis.Di questo genere solamente due o tre specie sono utilizzabili nella medicina, le altre sono considerate infestanti e in genere rifiutate dal bestiame da pascolo. Poche altre sono state introdotte nei giardini come piante ornamentali (da macchia o da bordura). I primi utilizzi in tal senso sono documentati dal 1731.[2]
Le camomille in altre lingue vengono chiamate nei seguenti modi:[2]
Anthemis L. 1753 è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall'aspetto di piccole erbacee annuali o perenni dalla tipica infiorescenza simile alle “margherite”.